STUDI – La congiuntura d’autunno e le prospettive per le imprese, tra incertezze e rischi. L’analisi su IlSussidiario.net
L’analisi degli ultimi dati congiunturali pubblicati conferma il rallentamento dell’attività economica, sulla quale pesano le incertezze relativa al prolungamento della guerra in Ucraina e l’escalation del conflitto in Medio Oriente, la recessione tedesca, la frenata dell’economia cinese e le politiche economiche deflazionistiche. L’instabilità geopolitica espone a rischi i tre quarti delle forniture di energia dell’Italia. Mentre scende l’inflazione, frenano crescita e produzione delle imprese, la cui creazione di valore è erosa dagli effetti della stretta monetaria e dal gap di competitività causato dalla divario di costo delle commodities energetiche. In controtendenza, si consolida la crescita della domanda di lavoro, con oltre mezzo milione di occupati in più negli ultimi dodici mesi. Il calo degli investimenti e la difficoltà di reperire personale specializzato ostacola i processi di transizione delle imprese. Con il prolungamento della stretta monetaria e gli esigui margini di manovra della politica di bilancio, il sostegno dell’economia è affidato agli investimenti pubblici finanziati nel PNRR.
L’analisi degli indicatori della congiuntura e le prospettive per il sistema delle imprese è proposta nell’articolo Dentro i numeri/ I rischi e le incertezze che pesano sulle nostre imprese, a firma di Enrico Quintavalle pubblicato domenica scorsa su IlSussidiario.net.
Dopo la battuta di arresto dei processi di crescita nel secondo trimestre del 2023, nel terzo trimestre dell’anno il PIL in Italia segna ‘crescita zero’; nel confronto internazionale si osserva un leggero spunto positivo (+0,1%) in Eurozona e Francia, mentre è negativo (-0,1%) in Germania.
Sono marcati gli effetti della stretta monetaria sulla propensione ad investire delle imprese e sui consumi delle famiglie, penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto. A settembre 2023 il costo del credito bancario per le imprese in Italia risulta di 376 punti base superiore a giugno 2022, prima dell’avvio della stretta da parte della Bce, un aumento di cinquanta punti superiore a quello di 326 punti base dell’Eurozona. Ad agosto i prestiti alle imprese scendono del 6,2%, intensificando il calo del 4,0% di luglio. Nel secondo trimestre 2023 ristagna (+0,2%) la spesa delle famiglie mentre gli investimenti registra un marcato calo congiunturale (-1,7%), in controtendenza rispetto alla media europea (+0,4% in Ue a 27).
Ad agosto il volume delle vendite al dettaglio mostra un calo congiunturale dello 0,5% e nei primi otto mesi dell’anno cumula una flessione tendenziale del 3,8%. Il peso dell’inflazione sui bilanci famigliari si riverbera in un calo dell’indice di fiducia dei consumatori, che ad ottobre si riduce ulteriormente, raggiungendo il valore più basso da gennaio 2023. Sul trend degli investimenti influisce il clima di fiducia delle imprese, che ad ottobre segna la terza flessione consecutiva.
L’estate ha registrato in Italia una pesante flessione dell’attività turistica: l’analisi dei dati provvisori di Istat evidenzia che le presenze turistiche nel trimestre giugno-agosto, periodo che ne concentra circa la metà di tutto l’anno, sono scese del 4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un calo più accentuato della clientela nazionale (-5,6%) rispetto a quella straniera (-2,3%).
In controtendenza, dal mercato del lavoro arriva un robusto segnale positivo. A settembre 2023 l’occupazione continua a crescere (42 mila unità in più rispetto al mese precedente), consolidando un prolungato ciclo espansivo, con 512 mila occupati in più (+2,2%) rispetto ad un anno prima, dinamica determinata dall’aumento di 443 mila dipendenti permanenti (+2,9%) e di 115 mila indipendenti (+2,3%) mentre scendono di 47 mila unità i dipendenti a termine (-1,6%).
In prospettiva si attende un raffreddamento della domanda: le previsioni di assunzione delle imprese monitorate da Unioncamere-Anpal per il trimestre ottobre-dicembre 2023 indicano una flessione dell’1,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La difficoltà di reperimento del personale e la carenza di competenze può compromettere la transizione green: nelle micro e piccole imprese sono difficili da reperire 687 mila lavoratori a cui sono richieste, con un elevato grado di importanza, attitudine al risparmio energetico e alla tutela ambientale.
L’indebolimento della domanda mondiale e il crescente impatto della stretta monetaria riducono i livelli produttivi delle imprese. La produzione manifatturiera in Italia, nonostante la tenuta durante l’estate (il trimestre giugno-agosto segna un +0,3% rispetto il trimestre precedente), nei primi otto mesi cumula un calo del 2,1%, a fronte degli aumenti dell’1,1% in Francia e dello 0,7% in Germania. La manifattura italiana rimane penalizzata dalla differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa nell’estate dello scorso anno: nella prima metà del 2023 il prezzo dell’energia elettricità per una piccola impresa rimane superiore del 42,2% alla media del 2021, registrando nell’ultimo anno un divario del 57,2% rispetto alla media dell’Eurozona.
Ad ottobre il saldo delle attese sugli ordini delle imprese manifatturiere entra in territorio negativo (-0,2, era +0,4 a settembre e +2,2 ad agosto)
Mentre il commercio internazionale per quest’anno, secondo le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale, sale di un limitato 0,9%, si indebolisce l’export, penalizzato dal calo della domanda della Germania e dalla bassa crescita dell’economia cinese: nei primi otto mesi del 2023 le esportazioni in volume scendono del 3,3% su base annua.
Dopo una prolungata ondata espansiva, l’attività edilizia segna un vistoso rallentamento. Nei primi otto mesi del 2023, la produzione delle costruzioni diminuisce del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche il terziario appare debole: nel secondo trimestre del 2023 il valore nominale del fatturato dei servizi registra un aumento tendenziale del +2,8%, equivalente ad un ristagno in termini reali.
Dal 2023 gli investimenti pubblici tornano a salire e, secondo le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2023, arriveranno al massimo del 3,3% del PIL nel 2025, contribuendo al sostegno della domanda aggregata. Le Amministrazioni locali stanno facendo la loro parte: nei primi nove mesi del 2023 i pagamenti per investimenti dei Comuni segnano un aumento tendenziale del 26,5%.
Si osserva una leggera ripresa della demografia di impresa: nel terzo trimestre 2023 il saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese è di 15.407 unità, in miglioramento rispetto al saldo di 13.330 del terzo trimestre del 2022, ma il risultato rimane al di sotto della media dell’ultimo decennio.
Il calo dei prezzi dell’energia importata fa scendere la bolletta energetica, che ad agosto 2023 (ultimi dodici mesi) si colloca al 4,1% del PIL, in discesa rispetto al picco del 5,7% del 2022, pur rimanendo di 1,4 punti al di sopra del 2,7% del 2021. Anche dopo la riduzione della dipendenza dalla Russia persistono rischi sulla sicurezza energetica: il 73,6% dell’import di petrolio greggio e gas proviene da paesi che potrebbero essere coinvolti da una escalation del conflitto in Medio Oriente o classificati come ad alto rischio geopolitico.
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