STUDI – G7, Italia locomotiva nell’era dell’incertezza grazie al sistema di MPI
I temi chiave del cambiamento climatico, energia, intelligenza artificiale, insieme ai dossier su migrazioni, Medio Oriente e Ucraina saranno all’esame del Vertice del G7 si terrà dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia, nella Valle d’Itria, in Puglia.
Nell’era dell’incertezza, Italia locomotiva del G7 – Nell’arco degli ultimi cinque anni si sono registrati i devastanti effetti della pandemia, l’incertezza causata da una guerra alle porte dell’Europa, uno shock inflazionistico innescato da una crisi energetica che ha colpito molte economie avanzate, diffuse strette monetarie da parte delle principali banche centrali e una crisi del commercio internazionale, amplificata dalla fine del 2023 dalla crisi del Mar Rosso che ha visto, nei primi cinque mesi del 2024, più che dimezzarsi il flussi di merci in transito nel Canale di Suez.
In questi anni di grande incertezza, l’economia italiana ha saputo reagire grazie ad una struttura imprenditoriale caratterizzata da un diffuso sistema di micro e piccole imprese (MPI), presentando un significativo dinamismo e collocandosi nelle prime posizioni tra i paesi del G7 per cinque variabili economiche chiave.
Nell’arco degli ultimi tre anni, caratterizzati dalle incertezze per la guerra in Ucraina, la bolla dei prezzi dell’energia, la stretta monetaria e la crisi del commercio internazionale, l’Italia si colloca al 1° posto tra i paesi del G7 per crescita del PIL pro capite, cumulando tra il 2021 e il 2024 un aumento del 6,4% davanti al +5,8% degli Stati Uniti e al +5,0% del Giappone.
L’Italia è al primo posto per riduzione del tasso di disoccupazione nel triennio 2021-2024 con un calo di 1,7 punti percentuali (p.p.), facendo meglio di Stati Uniti (-1,4 p.p.) e Canada (-1,2 p.p.).
Se consideriamo l’intero quinquennio 2019-2024, l’Italia è al 1° posto tra i paesi del G7 per crescita del rapporto investimenti/PIL, con un aumento di +3,6 p.p. davanti Germania (+0,7 p.p.) e Giappone e Canada (entrambi con +0,5 p.p.).
L’Italia mantiene una posizione avanzata per crescita del volume di esportazioni di beni e servizi, con un aumento cumulato del 9,9% tra il 2019 e il 2024, un tasso di poco inferiore al +10,8% del Giappone e risultando più del doppio del +4,0% della media del G7.
Sempre tra il 2019 e il 2024, l’Italia è al 2° posto tra i paesi del G7 per crescita del volume di esportazioni manifatturiere, registrando un tasso cumulato di crescita del 9,2%, dietro al Giappone (+10,8%), ma superando Stati Uniti (+7,1%), Canada (+3,0%) e Germania (+1,4%).
Dietro al successo del made in Italy, il primato di MPI e artigianato manifatturiero – L’ottima performance del made in Italy è supportata da un diffuso sistema di micro e piccole imprese manifatturiere, una delle caratterizzazioni dell’Italia all’interno del G7. L’analisi dei dati Ocse evidenzia che la quota di dipendenti nelle micro e piccole imprese manifatturiere nel G7 è del 25,0%, con una maggiore incidenza proprio per l’Italia con il 47,2%, davanti alla Francia con 30,9%, Giappone con 30,4%, Regno Unito con 28,3%, Canada con 24,3%, Germania con 19,7% e Stati Uniti con 18,4%.
Se consideriamo la dimensione dell’occupazione delle MPI manifatturiere, l’Italia sopravanza gli altri paesi europei del G7, con 1 milione 869mila occupati, davanti a 1 milione 577mila occupati della Germania e agli 815mila occupati della Francia.
Tra le maggiori regioni esportatrici, la quota di occupati nelle MPI manifatturiere è pari al 67,4% dell’intero comparto in Toscana, del 49,0% in Veneto, del 45,8% in Lombardia, del 44,5% in Emilia Romagna e del 38,5% in Piemonte.
Rilevante è l’apporto delle imprese artigiane che pesano per un terzo (34,1%) dell’occupazione manifatturiera in Toscana, un quarto (24,4%) in Veneto, il 21,9% in Emilia Romagna, il 17,6% in Piemonte e il 16,9% in Lombardia.
Performance di alcuni indicatori economici nei paesi del G7 e posizione dell’Italia
2019-2024 e 2021-2024, var. % cumulate e var. in punti percentuali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi e Ocse
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