MEDIA – A scuola di made in Italy: Spirito Artigiano sulle sfide della formazione
La nuova edizione di Spirito Artigiano affronta uno dei temi cruciali per il futuro del made in Italy: la scuola e il sistema della formazione.
L’argomento è tornato alla ribalta con la proposta lanciata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di istituire un liceo del made in Italy.
Un’idea promossa a pieni voti dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli. Intervistato da Federico Di Bisceglie, Granelli sottolinea :“Porre attenzione su un percorso formativo dedicato al Made in Italy significa dare valore non solo alle nostre produzioni, ma anche al nostro modo di produrre valore e significa dare opportunità di lavoro di qualità ai nostri giovani”. E sulla formazione tecnica: “Una recente elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che le entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale caratterizzano il 63,2% della domanda di lavoro delle imprese”.
La formazione è essenziale per il mestiere artigiano per eccellenza come quello del sarto. Lo spiega Gaetano Aloisio, Presidente di Confartigianato Sarti del Lazio e Presidente dell’Accademia nazionale dei Sartori, una delle più prestigiose e antiche scuole di arte sartoriale, istituita nel 1575. Per Aloisio “bisogna agire in fretta: mondo dell’istruzione e del lavoro, delle associazioni di settore e delle istituzioni devono pensare immediatamente a come collaborare per dare una risposta forte e unica al mercato globale. Per far sì che la sartoria italiana sia sempre di più il punto di riferimento mondiale, la scuola di tutte le scuole”.
L’importanza di rilanciare la formazione tecnico-professionale per dare futuro al made in Italy è al centro dell’intervista al Professor Giuseppe Bertagna, ordinario di pedagogia generale all’università di Bergamo. Bertagna si scaglia contro le mancate riforme che hanno impedito al sistema della formazione di aderire alle reali esigenze delle aziende e di un mercato in evoluzione.
Opinione condivisa da Franco Amicucci, sociologo e formatore, il quale stigmatizza i pregiudizi culturali che negli ultimi decenni hanno mantenuto separate le scuole umanistiche e le scuole tecniche. Una distanza che non ha più senso, perché i nuovi lavori spinti dall’innovazione tecnologica richiedono una nuova visione, nuove competenze multidisciplinari, un nuovo mindset.
Giovanni Boccia, direttore della Fondazione Germozzi, è sulla stessa lunghezza d’onda nel ritenere che “il mondo delle imprese a Valore Artigiano richiede un sistema di competenze complesse” e quindi “è quanto mai necessario uscire da questa contrapposta palude ideologica: conoscenze versus competenze e cultura umanistica versus cultura scientifica e tecnologica.” Perchè “nei fatti, la formazione del ragazzo-cittadino che si affaccia nel mondo del lavoro dovesse essere composta da un bagaglio di saperi più articolato”.
La liberazione dai vecchi stereotipi formativi è al centro dell’analisi di Vincenzo Cristallo, professore di disegno industriale all’Università La Sapienza di Roma, secondo il quale la “condizione necessaria e sufficiente perché si generi un sistema-artigiano regolarmente rinnovabile negli strumenti e nelle pratiche, è data da una istruzione finalizzata a guidare figure professionali in territori liberi dai conservatorismi produttivi e capienti per accogliere la transizione della conoscenza e la trasformazione dell’esperienza”.
Una risposta concreta arriva dal contratto dell’edilizia artigiana rinnovato a maggio 2022, che istituisce la figura del Mastro formatore artigiano. Silvia Ciucciovino, docente di diritto del lavoro all’Università Roma Tre, spiega questa novità che rappresenta “un riconoscimento a pieno titolo della valenza formativa della formazione in situazione lavorativa; valorizza la formazione pratica e la formazione come trasmissione di esperienze qualificate. Un riconoscimento importante, soprattutto dal punto di vista delle aziende di piccolissime dimensioni, perché ciò che conta non è la dimensione dell’impresa ma la sua qualificazione, la sua capacità formativa”.
La necessità di rilanciare l’istruzione e la formazione tecnica e professionale è sottolineata da Riccardo Giovani, direttore delle politiche sindacali e del lavoro di Confartigianato, il quale ricorda il paradosso di un mercato del lavoro nel quale le aziende non trovano manodopera e i giovani non trovano lavoro. Due mondi che possono incontrarsi se, appunto, la scuola e il sistema della formazione impareranno a formare le competenze davvero necessarie alle aziende.
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