EUROPA – Dal Parlamento Ue sì a un Regolamento UE sulle indicazioni geografiche no food

EUROPA – Dal Parlamento Ue sì a un Regolamento UE sulle indicazioni geografiche no food

La Commissione per gli affari legali (JURI) del Parlamento europeo ha approvato oggi a grande maggioranza la relazione sulla proposta di regolamento relativo alla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti non agricoli. Si tratta di uno dei dossier prioritari per le imprese italiane, che da oltre vent’anni attendono un adeguato sistema di tutela per il patrimonio manifatturiero del nostro Paese.

In questi anni Confartigianato è stata in prima linea nel sollecitare una norma chiara a tutela dell’autenticità dei prodotti artigiani, sulla falsariga delle IG per i prodotti agricoli. Il traguardo sembrava raggiunto almeno in parte, nell’ormai lontano 2014, quando il Parlamento europeo approvò la relazione sulla proposta di regolamento relativo al cosiddetto Made in. Tuttavia, la discussione si spense poi al Consiglio, sotto Presidenza italiana, che non riuscì a trovare un accordo fra gli allora 28 Paesi dell’UE.

Si è continuato ad insistere per una forma di protezione delle eccellenze italiane, sia a livello nazionale che europeo e con la pubblicazione della proposta di Regolamento (COM(2022)174) lo scorso 13 aprile 2022, è stata finalmente riaperta la partita.

Confartigianato, consapevole dei vantaggi derivanti dal nuovo sistema di protezione delle indicazioni geografiche per il tessuto imprenditoriale italiano ed europeo (dalla valorizzazione commerciale dell’autenticità all’incentivazione del turismo nelle aree rurali), si è assunta il compito di proporre gli aggiustamenti necessari a rendere il testo maggiormente in linea con le istanze delle imprese.

La relazione ha recepito molte indicazioni proposte da Confartigianato, anche grazie al supporto dei relatori ombra italiani, On.li Stancanelli (ECR-FdI), Basso (ID-Lega) e Fidanza (ECR-FdI). Uno dei nodi sicuramente più problematici fin da subito è stato quello dei requisiti per la richiesta di protezione dell’indicazione geografica, laddove si riteneva sufficiente che una qualsiasi fase della produzione dovesse svolgersi nell’area di riferimento. Ciò rappresenterebbe senz’altro un rischio, perché una simile generalizzazione presta il fianco ad abusi e contraffazioni. Si è quindi sostenuta la necessità di inserire un “filtro”, supportando il concetto di fase produttiva principale: per godere della protezione assicurata dal futuro regolamento, cioè, il prodotto dovrà essere fabbricato interamente sul territorio con il quale pretende di essere collegato, oppure nelle sue fasi principali qualora questo non fosse possibile.

Molto è stato fatto anche sul delicato versante dei costi. Alle microimprese, infatti, deve essere assicurata una tariffa ridotta, al fine di garantire loro il più ampio accesso allo strumento delle indicazioni geografiche. Anche le spese connesse ai controlli dovranno essere pensate in chiave proporzionale all’entità dell’impresa, evitando che quelle di piccole dimensioni debbano farsi carico di costi tanto eccessivi da scoraggiare la diffusione delle indicazioni geografiche protette.

Il Presidente d Confartigianato Marco Granelli ha commentato così l’approvazione: “Si tratta di un importante traguardo verso la valorizzazione del saper fare delle nostre straordinarie imprese. Rimangono ora da risolvere alcune questioni sulle quali Confartigianato continuerà ad avanzare proposte migliorative nell’ambito delle discussioni che si avvieranno nei prossimi giorni in Trilogo fra Parlamento e Consiglio. Tra queste c’è la definizione di prodotto artigianale e prodotto industriale, nonché la coesistenza tra marchio commerciale e indicazione geografica”.

Sarà comunque fondamentale il ruolo giocato dall’Italia nelle negoziazioni in seno al Consiglio, dove occorrerà agire con prudenza per ottenere gli ulteriori miglioramenti del testo.

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