STUDI – Lavoro, tra crisi occupazione autonoma (-6,2%) e 41,4% assunzioni nelle imprese artigiane di difficile reperimento
Il segnale di recupero dell’occupazione indipendente che avevamo registrato a novembre 2021, non si è confermato nella successiva rilevazione dell’Istat di dicembre. La crisi del lavoro da Covid-19 continua a scaricarsi integralmente su imprenditori, collaboratori e lavoratori autonomi. Sul fronte della domanda le piccole imprese sono protagoniste, ma faticano a trovare manodopera, quelle artigiane in maniera più accentuata.
Le ultime tendenze del mercato del lavoro – La ripresa in corso – seppur ‘raffreddata’ dalla pressione di maggiori costi per le imprese e dal calo del volume dei consumi determinato dall’inflazione – si riverbera sul completo recupero dei livelli pre-crisi dell’occupazione dipendente, che a dicembre 2021 segna un +0,2% (+34 mila unità) rispetto a febbraio 2020, precedente allo scoppio dei contagi da Covid-19. Il calo di 286 mila occupati totali cumulato in 22 mesi di pandemia è tutto determinato dal lavoro indipendente che registra una caduta del 6,2%, pari a 320 mila occupati in meno.
Nel solo mese di dicembre 2021, l’effetto dell’aumento del lavoro dipendente di 52 mila unità è azzerato dalla caduta di 51 mila occupati indipendenti, delineando una stazionarietà dell’occupazione totale rispetto al mese precedente.
Imprese artigiane con più difficoltà a reperire personale – Mentre le micro e piccole imprese sono protagoniste della ripresa post-pandemia della domanda di lavoro, sale la difficoltà di reperimento del personale. L’esame dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal evidenzia che nel 2021 il 32,2% delle entrate previste dalle imprese sono di difficile reperimento, in aumento rispetto al 29,7% del 2020 e al 26,4% del 2019. Si osserva una maggiore accentuazione per le imprese artigiane, per le quali la quota di entrate di difficile reperimento nel 2021 sale al 41,4%, 3,2 punti in più del 38,2% del 2020 e 8,6 punti in più del 32,8% del 2019. Altre evidenze – come riportato dalla Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dell’Istat – segnalano una diffusione di questo aspetto critico della domanda di lavoro: quasi i due terzi delle imprese che hanno aumentato o hanno intenzione di aumentare l’occupazione trovano difficoltà nel reperire lavoratori con competenze adeguate.
I settori – Nella manifattura la quota di imprese che segnalano ostacoli all’attività causata dalla scarsità di manodopera sale al 6,1% – il massimo degli ultimi 20 anni – con una forte accentuazione per il settore dei Macchinari dove la quota di imprese interessate dal fenomeno sale al 12,1%, come già messo in evidenza nell’ultimo Rapporto Meccanica di Confartigianato. Seguono, con valori superiori alla media, Mobili con 11,0%, Legno con 9,7%, Prodotti metallo con 9,3%, Gomma e materie plastiche e Riparazione macchinari, entrambi con l’8,0%.
All’opposto, i segnali di scarsità sono più attenuati per Tessile e Farmaceutici, e Autoveicoli con 2,2%, Alimentari con 1,5% e Altri mezzi trasporto con 1,1%.
Dinamica occupazione in 22 mesi di pandemia per posizione professionale
Febbraio 2020 – dicembre 2021, var. ass. e %. dati destagionalizzati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Entrate di difficile reperimento per totale imprese e imprese artigiane
2021, % entrate – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere – ANPAL
Imprese manifatturiere con attività ostacolata da scarsità di manodopera per settore
IV trim. 2021, % imprese – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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